Luglio 2025 Un tesoro per Buttigliera – L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso Di Alessandro Mella
Luglio 2025 Un tesoro per Buttigliera – L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso Di Alessandro Mella
Un tesoro per Buttigliera – L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso
Di Alessandro Mella
Tra Rosta e Buttigliera Alta sorge un magnifico monumento, un complesso spesso considerato ingiustamente
minore, ma di grande valore storico. L’Abbazia o Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso.
Uno scrigno di storia che, pur sorgendo ancora nella pianura piemontese, guarda già verso la Valle di Susa che
di quella storia molta ne vide passare per le sue vie e valichi.
Di questa meraviglia troviamo una sintetica ma efficace descrizione nei celebri volumi di Strafforello:
Frazione di Buttigliera Alta è Sant’Antonio di Ranverso, luogo rinomato per la presenza di un monastero e di
un ospedale detto dei Pellegrini, di proprietà dell’Ordine Mauriziano, il quale possiede una larga zona di
terreni coltivati a prati, a campo ed a bosco. La chiesa già collegiata, fu per ben 25 anni tenuta in cura, per
quanto è possibile, dal cappellano can. D. Quartino Luigi, raccoglitore operosissimo delle memorie
riguardanti quel monumento. Appartiene al secolo XII; ed una iscrizione riguardante la fondazione del
monastero esiste sotto il vestibolo.
È monumento importantissimo per l’architettura gotica della facciata e per le pitture del secolo XV di sommo
riguardo. Nell’altare maggiore esiste una pala, restaurata di recente, in cui vedesi effigiata la Natività di Gesù
opera pregevolissima di Defendente Deferrari (1531); e nella sagrestia sono dipinti murali del secolo XV, cioè,
nella volta, i Quattro dottori della Chiesa, e nel muro la Salita del Redentore al Calvario, notevolissimi per
interesse storico artistico.
Ivi, porte e facciata dell’antico ospedale, già dei monaci Antoniani, di stile gotico ricchissimo, in terra cotta.
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Vedute d’epoca del complesso. (Cartoline Collezione Privata)
La struttura ebbe le sue prime fasi già verso la fine del XII secolo, nel 1188, quando il conte Umberto III di
Savoia volle unire il nome di Sant’Antonio all’espressione latina rivius inversus riferendosi ad un vicino canale.
Tuttavia, pare che una piccola cappella ivi sorgesse fin dalla meta del XII secolo, dal 1156 circa. Ma la scelta
dei Savoia fu saggia e non casuale poiché il luogo era assai pratico, trovandosi lungo la via francigena, per
ospitare pellegrini e genti di passaggio e dar conforto ai moribondi con un lazzaretto.
Quest’ultimo giocò un ruolo chiave nei secoli successivi quando divenne un prezioso presidio nella lotta contro
le epidemie di peste che sconvolsero l’Europa.
Numerosi furono, comunque, i rimaneggiamenti, come quello del 1470, che furono apportati alle strutture nei
secoli al fine di adeguarle alle mutevoli necessità ed esigenze pur senza snaturarne gli scopi originali.
Vedute d’epoca del complesso. (Cartoline Collezione Privata)
Tuttavia, il potere stesso dell’abbazia subì uno scossone notevole quando, nel 1776, l’ordine degli Antoniani
venne sciolto ed il papa Pio VI assegnò il complesso all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Quest’ultimo,