Lo storico Aubin-Louis Millin nel suo Voyages en Savoie, en Piemont, a Nice et a Gènes, pubblicato nel 1816 a Parigi, afferma che dal 1805, dopo aver espresso il rammarico per l’interruzione dovuta ai danni provocati alla Precettoria di Ranverso dal passaggio delle truppe austro-russe e francesi, Moncalieri se ne è assunta l’onere.Festa Patronale di Sant’Antonio Abate di Ranverso la CELEBRAZIONE DEL 17 GENNAIO con Messa solenne e cantata alla presenza della delegazione ufficiale di Moncalieri che nei giorni precedenti ha anche indetto le questue per l’acquisto della cera. Segue la presentazione delle offerte: vari doni in natura, quindi il pranzo e la distribuzione delle elemosine ai poveri dei dintorni. Si vigila strettamente che la notorietà della festa non dia luogo ad abusi.
Lo storico Aubin-Louis Millin nel suo Voyages en Savoie, en Piemont, a Nice et a Gènes, pubblicato nel 1816 a Parigi, afferma che dal 1805, dopo aver espresso il rammarico per l’interruzione dovuta ai danni provocati alla Precettoria di Ranverso dal passaggio delle truppe austro-russe e francesi, Moncalieri se ne è assunta l’onere.Festa Patronale di Sant’Antonio Abate di Ranverso la CELEBRAZIONE DEL 17 GENNAIO con Messa solenne e cantata alla presenza della delegazione ufficiale di Moncalieri che nei giorni precedenti ha anche indetto le questue per l’acquisto della cera. Segue la presentazione delle offerte: vari doni in natura, quindi il pranzo e la distribuzione delle elemosine ai poveri dei dintorni. Si vigila strettamente che la notorietà della festa non dia luogo ad abusi.

Con il ritorno dell’Ordine riprende la celebrazione e proseguirà fino al tardo 1800: nei documenti si legge, ad esempio, che il 15 gennaio 1835 il sindaco moncalierese assicura la sua presenza “come il solito antichissimo voto di questa città” prevede.
LA CELEBRAZIONE DEL 17 GENNAIO
Il 17 gennaio si celebra Messa solenne e cantata alla presenza della delegazione ufficiale di Moncalieri che nei giorni precedenti ha anche indetto le questue per l’acquisto della cera. Segue la presentazione delle offerte: vari doni in natura, quindi il pranzo e la distribuzione delle elemosine ai poveri dei dintorni. Si vigila strettamente che la notorietà della festa non dia luogo ad abusi.
La ricorrenza, così come l’Ordine, è soppressa durante gli anni napoleonici per poi essere ripresa alla Restaurazione: lo storico Aubin-Louis Millin nel suo Voyages en Savoie, en Piemont, a Nice et a Gènes, pubblicato nel 1816 a Parigi, afferma che dal 1805, dopo aver espresso il rammarico per l’interruzione dovuta ai danni provocati alla Precettoria dal passaggio delle truppe austro-russe e francesi, Moncalieri se ne è assunta l’onere.
Con il ritorno dell’Ordine riprende la celebrazione e proseguirà fino al tardo 1800: nei documenti si legge, ad esempio, che il 15 gennaio 1835 il sindaco moncalierese assicura la sua presenza “come il solito antichissimo voto di questa città” prevede.
La data viene spostata a settembre: il viaggio dalla cittadina e il guado del Po sono più agevoli.
RANVERSO IN UNA STAMPA DEL 1845.
A Torino Sant’Antonio si festeggia in modo diverso: Messa solenne officiata dai Canonici, cantata con accompagnamento di musicisti e, nel pomeriggio, davanti alla chiesa, Benedizione dei cavalli della Corte Sabauda, le cui scuderie, in Contrada della Zecca, oggi via Verdi, sono poco distanti. Seguono i Vespri solenni e l’omaggio ai celebranti di cioccolata calda e guanti di pelle, quelli che si calzano per montare a cavallo.
Nel 2007, a Ranverso, viene ripristinata la festa: Messa con Benedizione dei prodotti agricoli e dei pani, distribuzione di quest’ultimi, Benedizione degli animali e dei mezzi agricoli sul piazzale, sfilata dei trattori e pranzo organizzato dall’associazione dei Coltivatori Diretti.
AFFRESCO DI SAN BIAGIO A RANVERSO (CLAUDIO ROSA).
Il culto di Sant’Antonio non è monopolio degli antoniani, lo si celebra dovunque vi siano campagna, uomini e animali e non è l’unico culto agrario testimoniato a Ranverso, seppure il più importante e il più tenace.
Sant’Isidoro, ad esempio, è protettore dei bovari che lo onorano, come emerge dagli inventari della chiesa del 1777, nella cappella a lui dedicata: la prima a sinistra sul lato nord. Nell’unica cappella della navata di destra, affrescata da Giacomo Jaquerio, è dipinto San Biagio circondato da animali domestici e selvatici che sollevano il muso verso la sua figura. È festeggiato pochi giorni dopo Sant’Antonio.