Giugno 7, 2020

“La stadera è una bilancia di origine romana basata sul principio delle leve. È costituita da una leva a bracci diseguali e da un fulcro che, in genere, si presenta fisso. Sul braccio più lungo, che può recare una o più scale (in genere 2), scorre un peso detto romano; su quello più corto può esservi o un piatto o un gancio recanti l’oggetto o la merce da pesare.

“La stadera è una bilancia di origine romana basata sul principio delle leve. È costituita da una leva a bracci diseguali e da un fulcro che, in genere, si presenta fisso. Sul braccio più lungo, che può recare una o più scale (in genere 2), scorre un peso detto romano; su quello più corto può esservi o un piatto o un gancio recanti l’oggetto o la merce da pesare.

 

“La stadera è una bilancia di origine Napoletana basata sul principio delle leve. È costituita da una leva a bracci diseguali e da un fulcro che, in genere, si presenta fisso. Sul braccio più lungo, che può recare una o più scale (in genere 2), scorre un peso detto romano; su quello più corto può esservi o un piatto o un gancio recanti l’oggetto o la merce da pesare.

Facendo scorrere il romano lungo la scala si raggiunge una posizione di equilibrio nella quale il braccio graduato si porta in posizione orizzontale. Dalla posizione del romano sulla scala si legge dunque il peso cercato. Per misurazioni di limitata entità (max 15-20 kg) il fulcro viene impugnato direttamente dalla persona che effettua la pesata.”

Questo metodo di pesatura già era stato in gran parte sostituito dalla bilancia a due piatti, che di solito veniva chiamata anch’essa stadera. In quel caso, in un piatto si metteva la merce, e nell’altro si inserivano dei pesi di varia misura fino a raggiungere l’equilibrio dei due contenitori. Dalla somma dei singoli pesi appoggiati sul piatto si otteneva il peso complessivo della merce.

Più tardi cominciarono a prendere piede le bilance vere e proprie, prima quelle a due piatti dove continuava il gioco dei pesi e l’ago nella colonna centrale serviva solo a indicare il raggiunto equilibrio tra i due pesi, poi quelle a un piatto solo con l’ago nella colonna (a quel punto laterale) che indicava il peso direttamente sulle apposite tacche numerate.

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