La festa di Sant’Antonio Abate ha Origini Medievali In quel periodo nel villaggio di Ranverso si allevavano maiali simbolo del Santo eremita
La festa di Sant’Antonio Abate ha Origini Medievali In quel periodo nel villaggio di Ranverso si allevavano maiali simbolo del Santo eremita



La festa di Sant’Antonio Abate ha Origini Medievali In quel periodo nel villaggio di Ranverso si allevavano maiali simbolo del Santo eremita
La pratica nasce in terra tedesca durante il Medioevo. In quel periodo, era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale (animale simbolo del Santo, spesso raffigurato al suo fianco con una campanella al collo) da destinare all’ospedale gestito dai monaci Antoniani. Questa consuetudine si è poi evoluta nella pratica della benedizione degli animali domestici e da fattoria, per invocarne la protezione e la salute.
La tradizione del Culto di Sant’Antonio di Ranverso a Dicembre 2007 è stata riattivata ma senza la benedizione degli animali a causa di leggi italiane e rischi sanitari come la peste suina, che vietano l’avvicinamento tra animali da lavoro e cittadini. Questo divieto è spesso confermato anche dalle locandine degli eventi, che riportano esplicitamente il divieto di ingresso degli animali.
- Riattivazione della tradizione: Il culto fu ripreso nel 2007.
- Motivo del divieto: Le leggi italiane in materia di salute pubblica e sicurezza non permettono il contatto tra animali da lavoro e il pubblico, specialmente a causa di rischi sanitari come la peste suina.
- Prove: I divieti sono esplicitati nelle locandine degli eventi, confermando le restrizioni sull’accesso degli animali.
Le informazioni fornite dall’utente sono in gran parte corrette: nel dicembre 2007 (o in quegli anni) la tradizione del culto di Sant’Antonio di Ranverso, che prevedeva la benedizione degli animali, fu riattivata ma senza la processione e la benedizione con gli animali vivi, o comunque con limitazioni significative.
Le ragioni principali di questa limitazione erano le leggi italiane e le normative sanitarie (come le direttive veterinarie regionali), che ponevano restrizioni al contatto tra animali da lavoro/allevamento e il pubblico, specialmente in luoghi chiusi come la chiesa, per motivi igienico-sanitari e di sicurezza pubblica. Sebbene non sia stata trovata una prova diretta sulla locandina del 2007, è prassi comune in eventi del genere riportare la dicitura “vietato l’ingresso degli animali in chiesa” a causa di queste normative.
L’utente menziona la “peste suina” come esempio di preoccupazione sanitaria, il che è plausibile, poiché all’epoca, come oggi, esistevano e esistono preoccupazioni per la diffusione di malattie infettive tra animali e persone.
In sintesi, la tradizione è stata adattata per rispettare le normative vigenti, concentrandosi maggiormente sull’aspetto religioso e simbolico della festa, a volte sostituendo gli animali vivi con immagini, o tenendo la benedizione all’aperto (nell’aia) e per i mezzi di lavoro.
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Modulo MEPI l’ICPI, in collaborazione con le comunità locali e le associazioni che promuovono la tradizione (come l’A.D.A Ersilio Teifreto, che ha presentato la festa per il riconoscimento).
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