Giugno 17, 2025

La facciata dell’Ospedale nel 2025 L’Ordine di Sant’Antonio –, i diritti e i pesi confluiranno nell’Ordine Mauriziano 1776

La facciata dell’Ospedale nel 2025 L’Ordine di Sant’Antonio –, i diritti e i pesi confluiranno nell’Ordine Mauriziano 1776

Facciata dall’alto si nota il pinnacolo sn catturato dalla stalla e il pinnacolo dx che rasenta la stadera prima inesistente non e dato di capire la motivazione

 

Ibeni passavano in gran parte all’Ordine di Malta e, nel Regno di Napoli, all’Ordine Costantiniano. Contestualmente il papa assegnava la proprietà della precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e di diverse case in Torino all’Ordine Mauriziano. Quando nel 1860 verrà abolito l’Ordine Costantiniano, il suo patrimonio – di cui una parte proveniente a sua volta dall’Ordine di Sant’Antonio –, i diritti e i pesi confluiranno nell’Ordine Mauriziano, completando, a meno di cent’anni di distanza, l’acquisizione della dote84. La documentazione a disposizione, sia per la ricostruzione delle vicende storiche, sia per la conoscenza architettonica dell’eccezionale complesso dotato di un assai noto ciclo jacqueriano85, sia ancora per comprenderne la gestione a servizio principalmente dell’Ospedale Maggiore dell’Ordine nella capitale, è ricchissima, comprendendo mazzi, mappe e ricognizioni. Tra queste merita di essere segnalata per la sua anomalia la grande ricognizione, di fatto un cabreo, redatta a metà XVIII secolo, in forma di un ovale racchiudente al suo interno l’intero complesso monastico con il suo intorno territoriale86. Secondo consuetudine, sul fianco, un lungo elenco redatto del «geometre Truc de Rivolle» descrive i diversi beni componenti la commenda; in scala di «trabucs de Piémont qui consistent en 6 pieds liprans qui font 9 pieds de France chaque trabuc», la sua eccezionalità consiste nell’essere una doppia rappresentazione, nel segmento superiore in assonometria (secondo modelli diffusissimi anche in altri cabrei di cui si è trattato a proposito delle commende), e in quello inferiore in pianta, di notevole accuratezza e con precisa indicazione della destinazione di ogni vano (anche in questo caso rispondendo in 76 chiara devoti modo puntuale alle indicazioni imposte per la ricognizione del patrimonio commendatario)87. Ultimo tassello di questa acquisizione – non in termini cronologici, ma concettuali88 – è rappresentato dall’abbazia di Santa Maria di Staffarda, già fondazione cistercense, secolarizzata da Benedetto XIV e commutata in commenda di proprietà dell’Ordine nel 175089. Tra le prime abbazie cistercensi del Piemonte, Staffarda è fondata nel 1135 su terreni donati da Manfredo, primo marchese di Saluzzo, cui presto si assoceranno lasciti cospicui che porteranno a una notevole estensione patrimoniale il primo nucleo monastico90. La caduta in commenda nel corso del XV secolo non appare fatto straordinario nel contesto di molte altre vicende di ordini, e in perfetto parallelismo con quanto si nota per l’Ordine del Gran San Bernardo, di cui si è trattato al paragrafo precedente, mentre a un sostanziale assottigliamento della comunità monastica tra XVI e XVII secolo si associa anche un processo inarrestabile di degrado del grande complesso. Sono assai noti gli interventi voluti da Vittorio Amedeo II a partire dal 171091, compreso il progetto di Antonio Bertola e Antonio Casella per l’altare maggiore datato 10 settembre 171292, ed effettivamente eretto, ma senza che questi siano in grado di risollevare le sorti di un complesso ampiamente compromesso, di un lassismo nella gestione che non potevano sfuggire a un attento riformatore come Benedetto XIV, strettamente osservante dell’ortodossia e del rigore morale degli “istituti di perfezione”. I rilevamenti preliminari al passaggio all’Ordine Mauriziano, in particolare la grande mappa non datata, ma ascrivibile all’immediato intorno del 1750, denominata Pianta delle fabbriche del recinto di Staffarda 93, non firmata – ma forse già di mano del «misuratore» Giovanni Tommaso Audifredi, rilevatore di fiducia dell’Ordine, autore di misure per la Commenda Magistrale di Stupinigi e per commende minori, che sarebbe stato incaricato due anni dopo, nel 1752, della misura del palazzo della commenda e di una piccola variazione «per dar la comunione dal Salone alla Scala dell’Appartamento»94 – rappresentano un corpus documentario di eccezionale interesse, anche per la loro capacità di esplicitare i termini precisi della trasformazione in commenda dell’amplissimo territorio (con cascine e campi, oltre al cosiddetto “concentrico” o “borgo”) facente capo all’abbazia. Secondo una consuetudine che diventerà propria sia delle mappe (quindi nel fondo Mappe e cabrei) riferite a Staffarda sia dei documenti rilegati nei volumi o conservati nei mazzi, si distingue tra ciò che è “monastero”, in genere indicato in rosso, oggetto delle estese campagne di restauro di Cesare Bertea, compiuti tra il 1921 (inizio dei lavori al chiostro) e il 1930 (sala capitolare e foresteria), per terminare entro il 1935 con la chiesa abbaziale95, e quanto invece compone il concentrico, a vocazione al contrario eminentemente produttiva, comprensivo dei forni, del mulino, della latteria e del sistema delle cascine96. È proprio questo secondo aspetto, quello produttivo, a occupare una gran parte, certamente quella preponderante, della documentazione conservata presso l’archivio: la gestione delle cascine, l’«affittamento» dei diversi «tenimenti» (termini ricorrenti anche nel contesto delle altre commende), la manutenzione ordinaria e straordinaria, compresa la costruzione di nuove stalle, l’aggiornamento dei macchinari dei mulini, o l’inserimento di nuove della sua costruzione

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  • Luglio 30, 2025
    Precettoria si riferisca all’intero complesso abbaziale, talvolta viene associato impropriamente alla sola Chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso. 
  • Luglio 30, 2025
    No, l’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso non è stata “eliminata”, anzi, la sua denominazione di “abbazia” è corretta, sebbene in passato sia stata impropriamente definita “precettoria”

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