Settembre 22, 2025

In Piemonte e le sue valli una venerazione per la festa di Sant’Antonio Abate non può mancare la pagina dedicata Sant’Antonio di Ranverso 

In Piemonte e le sue valli una venerazione per la festa di Sant’Antonio Abate non può mancare la pagina dedicata Sant’Antonio di Ranverso 

 

 

 

 

 

 

In  Piemonte e nelle sue valli Italia esiste una vera e propria venerazione per Sant’Antonio Abate: la festa  nel quale non può mancare la pagina dedicata a Sant’Antonio di Ranverso

San’Antonio Abate  secondo alcuni studiosi non ha alcun legame con il nostro Paese. Però cè un’altra versione dove le ricerche sono concentrate a Intemelio oggi Ventimiglia : fu infatti un eremita egiziano a cui si deve l’inizio del cosiddetto “monachesimo cristiano”, ovvero della scelta di passare la vita in solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio.

Antonio nacque a Coma (Egitto) intorno al 251, in una famiglia di agiati agricoltori, e secondo la tradizione fu un taumaturgo capace di guarire le malattie più tremende. Morì all’età di 106 anni; le sue reliquie vennero inizialmente trasportate ad Alessandria per poi essere donate dall’imperatore di Costantinopoli al nobile francese Jaucelin, che le portò nel villaggio di La Motte St. Didier (nel Delfinato).

Sant'Antonio, il fondatore del monachesimo protettore degli animali

Qui iniziarono ad affluire folle di malati, affetti soprattutto da “ignis sacer”, conosciuto oggi come fuoco di Sant’Antonio., poi fu la volta di  Ranverso  con il suo ospedale fu il Primogenito della Casa Madre dove incominciarono arrivare i malati  di  “ignis sacer”, per pregare  ed essere  guariti da Sant’Antonio Abate

Per curare la dolorosa malattia e preparare emollienti da spalmare sulle piaghe gli Antoniani si servivano del grasso dei maiali, che nel piccolo villaggio di Ranverso potevano circolare liberi, contraddistinti da una campanella di riconoscimento.

Fu questo il motivo per cui, nella religiosità popolare, Sant’Antonio iniziò ad essere considerato il Santo protettore del maiale e per estensione di tutti gli animali domestici, dei macellai e delle stalle. Spesso veniva ritratto come un anziano monaco dalla barba bianca che con una mano sorregge un maialino e con l’altra impugna un bastone a forma di T (“tau”, l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico).

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