In Italia.Tra le più suggestive c’è quella che narra che prima dell’anno Mille su un isolotto di fronte a Bari , ormai scomparso, sorgeva un monastero dedicato proprio a Sant’Antonio Abate , dove i monaci suoi seguaci curavano, lontano dalla città, i malati di Herpes Zoster. Il santo, infatti, aveva trovato un rimedio contro questa malattia, detta anche fuoco di Sant’Antonio.
In Italia.Tra le più suggestive c’è quella che narra che prima dell’anno Mille su un isolotto di fronte a Bari , ormai scomparso, sorgeva un monastero dedicato proprio a Sant’Antonio Abate , dove i monaci suoi seguaci curavano, lontano dalla città, i malati di Herpes Zoster. Il santo, infatti, aveva trovato un rimedio contro questa malattia, detta anche fuoco di Sant’Antonio.
TRADIZIONE
17 Gennaio: la storia della benedizione degli animali
Una tradizione che si rinnova ormai da secoli in onore di Sant’ Antonio Abate e che trova anche in una poesia del Belli un suo riscontro
14 GENNAIO 2017
La benedizione degli animali a Sant’Antonio Abate (Wilhelm Mastrand 1838)
Ogni anno per il 17 gennaio giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, si svolge un curioso e tradizionale rito davanti alla chiesa di Sant’Eusebio tra via Napoleone III e Piazza Vittorio, dirottata su questa chiesa nel secolo scorso da quella di sant’Antonio Abate, chiesa sempre nel quartiere Esquilino, sia per motivi di ordine pubblico e sia perché destinata ai cattolici russi di rito bizantino. Si tratta della benedizione degli animali e delle stalle che la Chiesa pone in questo modo sotto la protezione del santo.Sant’Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale.
Molte le leggende legate a questa tradizione che è celebrata un po’ ovunque in Italia.Tra le più suggestive c’è quella che narra che prima dell’anno Mille su un isolotto di fronte a Bari , ormai scomparso, sorgeva un monastero dedicato proprio a Sant’Antonio, dove i monaci suoi seguaci curavano, lontano dalla città, i malati di Herpes Zoster. Il santo, infatti, aveva trovato un rimedio contro questa malattia, detta anche fuoco di Sant’Antonio, nel grasso di maiale. Ma la tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio. Antonio, nato in Egitto nel 251, a vent’anni, rimasto orfano, regala tutto ai poveri e diventa eremita e poi Abate del primo monastero della storia, in Palestina. Poi, vegetariano, si ritira in un piccolo orto nel deserto della Tebaide, dove muore nel 356, a 105 anni. A Roma fin dal 1437, la cerimonia si svolgeva con grande sfarzo e solennità presso la chiesa antichissima dedicata al santo che si trovava presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Aveva annesso un ospedale, precedente la chiesa e costruito nella seconda metà del XIII secolo, proprio per la cura degli ammalati del cosiddetto “fuoco di sant’Antonio”.Gli animali da benedire erano numerosissimi e andavano dai buoi agli asini, dagli animali da cortile fino ai cavalli delle carrozze dei nobili. La cerimonia, attirava anche molti stranieri e si ripeteva spesso per diversi giorni. Tra i testimoni d’oltralpe ci furono anche Goethe e Andersen che hanno lasciato nei loro scritti il racconto della cerimonia mentre la scena è stata immortalata in una litografia di A.J.B. Thomas del 1823, in un acquerello di Bartolomeo Pinelli del 1831 e in un quadro del danese Wilhelm Mastrand del 1838.
La poesia del B