Il simbolo degli Antoniani sul frontale della Chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso.
Il simbolo degli Antoniani sul frontale della Chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso.
Tau su frontale della Chiesa
Partita da Sant’Antonio di Ranverso nel 1.100 la nuova icona di Sant’Antonio Abate quando l’immagine del Santo era presente nelle cascine così furono aggiunti gli animali e la lettera Tau cucita sugli abiti dei monaci che professavano la sua regola, ricordiamo che nell’icona tradizionale il Santo aveva solo il bastone con campanello e il libro.
Fra i tanti ordini cavallereschi e religiosi, nati a ridosso dell’anno Mille e permeati di fortissimo spirito devozionale, vi è quello legato alla figura di Sant’Antonio, originario dell’Egitto, che sconfisse i demoni con la preghiera, la penitenza ed il digiuno.
L’inizio della prima opera assistenziale nel 1.100 nacque in Italia da parte degli antoniani di Sant’Antonio di Ranverso, provenienti da Motte Saint Didier nel Delfinato della Francia ed e legato, probabilmente, al primo miracolo del santo abate risalente alla fine dell’XI secolo, quando papa Urbano II, andato in Francia per promuovere una crociata, ordinò che le sacre reliquie di Antonio venissero esposte. Il corpo del venerabile dalla Terra Santa, era giunto, infatti in Europa, ed ospitato nella Diocesi di Vienne. Folle di derelitti, provenienti da ogni provincia del paese, giungevano per invocare l’aiuto del santo. Molti fedeli colpiti dal morbo del “fuoco sacro”o “male degli ardenti”, che nel 1089 imperversava in quelle zone, trovarono la guarigione. La ripresa del figlio di Gaston, nobiluomo di Vienne, spinse alcuni gentiluomini, a fondare un ospedale per la cura della malattia, che da allora fu detta anche “fuoco di Sant’Antonio”.
Nel Medioevo i primi ospedali, nacquero con lo scopo di fornire assistenza ai vecchi, agli invalidi e ai pellegrini itineranti, considerati, pertanto, più come ospizi (hospitium) per persone di non abbienti, che come luoghi di cura.
Il simbolo degli antoniani fu il Tau, o Croce di Sant’Antonio. Fin dai primi tempi sulla tunica e sul mantello dei monaci, ambedue neri, campeggiava un Tau di colore azzurro, che veniva cucito sul lato sinistro, dalla parte del cuore.
Il Tau potrebbe essere una derivazione della croce ansata, con un anello ovale al posto del braccio superiore. In araldica il Tau è definito anche simbolo della potenza, per la sua somiglianza con le forche ed i patiboli.
Nell’icona classica del Santo eremita In parecchie immagini oltre al Tau compare anche un campanello, che furono considerati i segni distintivi dell’ordine. Il campanello ne divenne il simbolo, in quanto, i frati di Sant’Antonio quando giravano per chiedere le elemosine, erano soliti annunciarsi col suono del campanello. Sembra che il santo ne portasse uno attaccato al baculo, da ciò l’antica abitudine di appendere dei campanellini alle cinte dei bambini o di porli nelle loro fasce. L’ordine a Ranverso fu soppresso da Papa Pio il giorno 17 Dicembre 1.777 allontanarono i monaci perché troppo fedeli ai sovrani francesi loro predecessori.
La chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso , esisteva già nel 1.130, epoca in cui è segnalata e costruita su un ex pilone votivo, nei secoli fu ricostruita e dotata di un ospedale nell’ambito di un vasto programma di edilizia religiosa ed assistenziale voluto dai Savoia . L’ospedale nel quale si curava la contagiosissima malattia Herps zoster , che si propagò anche nel Regno, e che venne tenuta sotto controllo da alcuni benemeriti monaci trappisti seguaci di sant’Antonio, fu l’ospedale fu costruito staccato e lontano dalla Chiesa. I monaci nell’apoteca del convento, ricavavano dal lardo dei maiali un unguento utilizzato nella cura del morbo. Tra i Torinesi si diffuse, così, l’abitudine di allevare maialini per alcuni immondi da donare al monastero.