Il chiostro costrutto da Giovanni Montchenu, come lo dimostra lo stemma nella chiave di volta della scala di comunicazione al piano superiore del chiostro stesso, stemma che si vede riprodotto in tutte le costruzioni fatte da quell’insigne abate e che è di rosso alla banda scanalata d’argento, caricata in capo di un’aquila (l’azzurro (questa posta in banda), ed accompagnata da due tau d’azzurro.
Il chiostro costrutto da Giovanni Montchenu, come lo dimostra lo stemma nella chiave di volta della scala di comunicazione al piano superiore del chiostro stesso, stemma che si vede riprodotto in tutte le costruzioni fatte da quell’insigne abate e che è di rosso alla banda scanalata d’argento, caricata in capo di un’aquila (l’azzurro (questa posta in banda), ed accompagnata da due tau d’azzurro.
Abbazia di S. Antonio di Ranverso. l Secondo la comune opinione degli storici, l’Abbazia di Hanverso venne fondata nel 1156 da alcuni monaci dell’ordine ospitaliero di Sant’Antonio, istituito negli ultimi anni del secolo XI a La Motte Saint Didier presso Vienne nel Delfinato per soccorrere malati di fuoco sacro, una delle forme epidemiche più tremende che infierivano nel medioevo. S . Anto11io di llanver!o – Faccjo to . Sotto la p1·otezione del Beato Umberto III di Savoia (1149-1188), che fu a loro largo di doni e di agevolezze, quei monaci costrussero la loro casa ed una chiesetta all’imbocco della valle di Susa, in vicinanza della strada romea che dal Piemonte conduceva in Francia. Delle primitive costruzioni rimangono pochi r esti della chiesa dai quali si può riconoscere che e sa era un edificio di mode te proporzioni, a·d una sola navata, con abside a pianta semicircolare e con un campaniletto, la base di quello costrutto nel secolo XIV tutt’ora esistente e che è notevole specialmente per le ciottole verniciate che decorano i timpani arcuati delle finestre bifore. – 3 – L’ importanza dell’Abbazia Antoniana si accrebbe grande· mente nei secoli eguenti ed i monaci continuarono ad esercitare la loro missione ospitaliera fino al 1776, anno nel quale, per disposizioni di una bolla di papa Pio VI, l’Abbazia stessa venne soppressa ed i beni furono assegnati all’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro che ne è tutt’ora proprietario e che, per illuminata iniziativa del suo Primo Segretario Paolo Boselli, ha recentemente provveduto al restauro della chiesa a mezzo della Sopraintendenza dei Monumenti del Piemoqte. c•u:..M ‘D[Lt A.DBA.2.1A DI S A}I.IT0t.:IO DI l\.A.N [~0 .. . A ntcmio eli Ranuerso · Pianta colle varie epv.:be . – ::::: nc’ ‘”XII – :·::: nc .. XIU t!m ::::: uc:• XIV 1· “”‘ G :.:~. : )H’•XJv t· … u” ~.:::::, … ··xv Dall’esame degli elementi costruttivi e decorativi rimessi in luce durante questo ristauro fu possibile riconoscere le vicende della chiesa. Nel secolo XIII, demolita l’abside, si aggiunse un presbiterio a pianta quadrata; nel secolo XIV si costrussero le cappelle del fianco settentrionale, fu allungato nuovamente il pre biterio, furono costrutte. le volte, fu aguiunta la navata sud e si edificò la sacrestia. Nello stesso b tempo contro la facciata della chiesa primitiva venne innalzato il portico, con un piano superiore, che tuttora esiste. Sul finire del secolo XV, Giovanni Montchenu, vescovo di Viviers c nominato commendatario di Ranverso il22 aprile 14 70, – 4 – costru se l’ ab icl e poligonale, rifece le volte del presbiterio e decorò La facciata coi dipinti a motivi geometrici c con le ricche e belle terrecotte che ancora oggi i amm\rano. Sotto il porticato ono degni di nota i pila tri in pietra verdognola a colonnine in fascio con capitelli lavorati a fogliami e figure, gli atfresclù del duecento ulla parete di fondo rappresentanti scene della vita di Sant’Antonio, la Madonna dipinta nella lunetta al disopra dell’architrave della porta, e le pitture cinquecentesche negli scomparti della volta centrale con episodi del tra porto delle reliquie di Sant’Antonio da Alessandria d’Egitto nel Delfinato. Pei succe ivi ampliamenti, dei quali i è fatto cenno, la chiesa ha ora la pianta a croce latina con due navate e con cappelle sul fianco a nord. Sulla parete a sinistra della navata maggiore, fra le due prime cappelle ed in parte nascosti da un pila tro di o tegno della volta, ono affre chi del secolo XIII rappresentanti il Cristo benedictnte, il Presepio ed i SS. Pietro e Paolo. Nella prima cappella si vedon_o della vita di S. Maria Maddalena. dipinte sulle pareti scene Interessante è l’affresco di scuola vercellese del secolo XV sull’arco della seconda cappella nel quale è figurata la madonna col bambino tra S. Bernardino da Siena e Sant’Antonio. Quest’ultimo è in atto di presentare alla Vergine una donna inginocchiata ·che un’iscrizione dipinta sotto l’affresco ricorda es ere Bianchina Raspa moglie del giudice Eugenio Raspa che fu sepolta nella chiesa. Le pitture che si vedono sulla parete soprastante all’entrata della terza cappella risalgono al secolo XIII e rappre- – 5 – sentano il Cristo benedicente seduto su un faldistorio ed in basso sei figure di apostoli dimezzate dall’apertura dell’arco della cappella. S. Antonio di Rallverso Affresco nella Cbieu. del quattrocento ed appartenente ad una famiglia che diede, nel corso di due secoli, alla pittura torinese una serie non interrotta di artisti. Sulla parete di sinistra, negli scomparti alle estremità della parete stessa e negli sguanci delle finestre, si notano otto figure di sante e santi; nel campo centrale, su un fondo formato da un drappo sorretto da angeli, è disegnata con grazia la Madonna seduta e vestita di verde chiaro con manto nero foderato di bianco che le scende dalla testa incoronata. In questa sono altri affreschi dei secoli XIV e XV, figure di santi e la rappresentazione di fatti della vita della Madonna, che Riccardo Bra)da rimise in luce in ricerche da lui compiute or .sono 30 anni. Negli ultimi restauri furono poi scoperte le decorazioni che sono frescate sulle pareti del presbiterio ~ che una iscrizione · dipinta fa conoscere essere opere del pittore Giacomo Jaquerio di Torino, vissuto nella prima metà S. Antonio eli Ranver.so Pala d’Altare del Defeudente. Essa ha in grembo il bimbo rivolto verso un frate inginocchiato, forse l’Abate Di Romagnano. – 6 – i Al disotto della Madonna si hanno sei figure di profeti, dipinte con senso spiccato di realismo. La parete di destra è anch’essa ricoperta di affreschi, dei quali quelli superiori rappresentano scene della vita di S. An- S. At1lun iu n’i lttonio di H.n.•ve rso • Alfreoco nell’Oratorio. COmmissione datagli dalla comunità di 1 Moncalieri in adempimento di un voto durante una pestilenza. Assai pregevole è pure la statua quattrocentesca in legno che travasi accanto alla cancellata del pre,;biterio. Del Jaquerio sono pure le pitture nella sacrestia fra le quali è specialmente da osservare quella sulla pa- – 7 – r e te a nord rappresentante la salita al calvario, molto interessante per la bella composizione e per la ricchezza di particolQ.J;i del costume quattrocentesco. Nei campi della volta S. Antonio d i Ranve rso Aulico ospedale dei lebbrosl. sono dipinti i quattro evangelisti. Fatte nella stessa epoca e dallo stesso artista sono pure le figure di santi e le scene della vita di S. Biagio esistenti · ulle pareti e sulla volta della cappella in testa alla navata sud. Contro il fianco a mezzogiorno della chiesa è rimasto conservato, e fu restaurato ultimamente dalla Soprintendenza dei Monumenti, uno dei lati del chiostro costrutto da Giovanni Montchenu, come lo dimostra lo stemma nella chiave di volta della scala di comunicazione al piano superiore del chiostro stesso, stemma che si vede riprodotto in tutte le costruzioni fatte da quell’insigne abate e che è di rosso alla banda scanalata d’argento, caricata in capo di un’aquila (l’azzurro (questa posta in banda), ed accompagnata da due tau d’azzurro. Questo stemma figura pure nell’affresco di autore ignoto dipinto su una parete dell’orato~io riservato di quell’insigne abate, dove egli è ritrattato inginocchiato ed in adorazione del Cristo in croce fra la Madonna, San Michele, San Giovanni e San Sebastiano. Lo stesso Montchenu fece eseguire la graziosa facciata della porta d’ingresso al recinto che sta dinnanzi all’ospedaletto per la cura degli ammalati del fuoco sacro e che è situato a breve distanza dal monastero e dalla chiesa.