I Cerretani intermediari degli Antoniani.
I Cerretani intermediari degli Antoniani.
Questo atto è stato rogato a Vienne e ha come autore
l’abate generale degli Antoniani, Aymon de Montaigne, figura di grande
rilevanza nella storia dell’ordine perché fu alla guida della confraternita-ordine degli Antoniani dal 1274 al 1316, nel periodo in cui la struttura della
casa madre e delle case antoniane fu riformata all’interno e all’esterno grazie
alla bolla di Bonifacio VIII del 1297 che sancì l’elevazione da confraternita
ad ordine canonicale.12
Nel documento, l’abate Aymon de Montaigne – nel 1315 il superiore di
Vienne può già fregiarsi a buon diritto di questo titolo –, in un’assemblea
aperta anche ai laici che è descritta con tutti i crismi dell’ufficialità, conferisce
incarichi al podestà e ai priori del castello di Cerreto. Le mansioni e le
responsabilità che sono loro affidate vanno però al di là del semplice mandato
per la raccolta delle elemosine. Si dice, infatti, che oltre a raccogliere vota,
legata, helemosinas, oblationes, essi avevano la potestà di chiedere, raccogliere e ritirare tutti i proventi che derivavano sia dagli ospedali e dalle case
antoniane, sia dallo sfruttamento di beni immobili dell’ordine ceduti a terzi.
L’abate pertanto riconosce ai Cerretani un ruolo più ampio, non solo ristretto
all’ordinaria colletta, ma esteso ad alcune mansioni che rendono questi individui parte integrante dell’ordine, degli ingranaggi che, grazie alla loro presenza capillare sul territorio, dovuta alla raccolta della questua, contribuivano
al funzionamento dell’economia interna antoniana. Ruolo di rilevante importanza visto e considerato che quello economico-finanziario era l’aspetto più
delicato e complesso da gestire e, a giudicare dalle vicende storiche che ci
sono note, anche il settore più debole della struttura dell’ordine antoniano.
Non è secondario infatti che la prima crisi finanziaria dell’ordine si ebbe già
- PAE, Fondo Sant’Antonio, nr. 58.
- Spoleto, Sezione dell’Archivio di Stato di Perugia, Fondo diplomatico, nr. 112, (v.s.
651). - M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge (come nota 1) pp. 29s., 34s.,
39-45.
214 Raffaela Villamena
alla fine del ‘200, in concomitanza con l’erezione ad ordine canonicale e con
il momento di maggior diffusione degli Antoniani; la prima di una lunga serie
di crisi che senz’altro contribuì alle alterne vicende storiche e alla lenta ma
inesorabile estinzione dei seguaci del santo abate egiziano.13 - La crisi finanziaria fu un elemento costante nella storia dei canonici di Vienne e
certamente la causa più profonda della fine dell’ordine. Anche il momento di maggior grandezza
degli Antoniani, connesso all’erezione ad ordine da parte di Bonifacio VIII con la bolla Ad
apostolicam dignitatis, documento rogato a Orvieto il 10 giugno 1297, (cfr. G. D i g a r d/M.
F a u c o n/A. T h o m a s/R. F a w t i e r [a cura di], Les registres de Boniface VIII, Paris,
1884-1939, nr. 2032), non corrispondeva nella realtà ad una altrettanto prospera situazione
finanziaria: essi si trovavano, già dalla metà del XIII secolo, in ristrettezze economiche provocate dagli interventi di ristrutturazione e di ampliamento di ospedali e case e dalle spese
ordinarie sostenute per l’attività assistenziale (cfr. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au
moyen âge [come nota 1] pp. 44-45). Proprio questa situazione pregressa, che aveva già
impegnato i vari Maestri Generali in interventi di risanamento, fu la causa, su sollecitazione
dello stesso abate, di un provvedimento di Bonifacio VIII, il primo del genere fino ad ora
rilevato nell’analisi dei registri della cancelleria pontificia, con cui si autorizzava il superiore
di Vienne a chiedere un prestito di 8000 fiorini ai mercanti fiorentini de Abbatibus e Bacharelli
(cfr. Les registres de Boniface VIII, cit., nr. 1999). Oltre alle difficoltà finanziarie interne, alla
fine del ‘300 il Grande Scisma frammentò gli equilibri dell’ordine perchè prevalsero interessi
locali pertinenti a singole precettorie o figure di abati. La conseguenza del sostegno che la casa
madre di Vienne dette al papato avignonese fu quella di perdere tutte le entrate finanziarie delle
precettorie che erano invece rimaste fedeli al papa di Roma e che erano per la maggior parte
afferenti all’area italiana. Infatti molte case italiane si schierarono dalla parte del papa romano
con l’intento di accrescere la propria autonomia nei confronti dell’abbazia di Vienne: è il caso,
ad esempio, di Ranverso, presso Torino, e di Napoli. Un caso particolare è Firenze la cui
precettoria, che faceva capo a tutti gli insediamenti del Centro Italia e ne raccoglieva le entrate
per poi inviarle alla casa madre, fu posta sotto la diretta amministrazione finanziaria della
Camera Apostolica. Pertanto la ricomposizione del Grande Scisma fu sofferta per la Chiesa e
anche per gli Antoniani. Ancora nei primi decenni del XV secolo la necessità più urgente dei
canonici era quella finanziaria, tanto che molti abati, per coprire il bisogno impellente di denaro,
inviarono questuanti in territori ancora non battuti come ad esempio la Polonia, la Prussia e la
Lituania: cfr. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge (come nota 1) p. 79.
Anche i papi si impegnarono intervenendo in favore degli Antoniani in controversie o concedendo loro privilegi di natura finanziaria. Tuttavia la crisi investì anche gli ospedali gestiti dagli
Antoniani; la necessità di una riforma interna, finanziaria, ma anche relativa all’organizzazione
dell’assistenza, si fece sempre più pressante ma, purtroppo, si ebbe soltanto nel 1478. Il Liber
Religionis Sancti Anthonii Viennensis Sacre Refformationis e il Liber statutorum, conservati
presso l’Archivio dipartimentale dell’Isère, costituiscono le basi per la riforma che però non
ebbe grande effetto o comunque non migliorò la situazione interna dell’ordine. Altre difficoltà
nel panorama della Chiesa europea, in primo luogo la Riforma protestante, provocarono una
nuova crisi interna per la perdita di gran parte delle precettorie dell’area tedesca. La crisi
finanziaria divenne sempre più insostenibile tanto che, coniugata ad una crisi vocazionale,
provocò la riduzione in commenda di molte precettorie e la cessione ad ordini affini di molti
ospedali di cui Italo Ruffino ha stilato un dettagliato elenco: R u f f i n o, Canonici regolari di
Sant’Agostino di Sant’Antonio (come nota 1) II, col. 139.