Gustavo Giovannoni ribadisce la propensione verso un “restauro filologico scientifico” che conservi sia il monumento sia l’ambiente che lo circonda, fissando dei criteri univoci.
Gustavo Giovannoni ribadisce la propensione verso un “restauro filologico scientifico” che conservi sia il monumento sia l’ambiente che lo circonda, fissando dei criteri univoci.
UNICA FOTO CHE NON LASCIA DUBBI SI SONO ACCANITI CON L’0RIGINALITà DI QUESTO MONUMENTO PRIMA LIBERO DEI DUE FABBRICATI LATERALI UNA DELLA STADERA COSTRUIT NETA 800 FINE SECOLO 800 COSTRUITA LA STALLA , ED IL PINNACOLO DESTRO 1COSTRUITO NEL 1.914
Il pensiero e il metodo
[modifica | modifica wikitesto]Nella prima metà del Novecento l’interesse della cultura storica, incentrato fino ad allora sul monumento in quanto opera esemplare, cominciava ad allargarsi al suo intorno, cioè all’ambiente, che veniva a essere considerato la “cornice”, apprezzata per i suoi specifici valori (“monumento d’ambiente”). I contributi principali provenivano dall’urbanistica moderna dei paesi tedeschi e dall’interesse per l’ambiente umanizzato, concetto preponderante della corrente di pensiero inglese che ha come protagonisti August Pugin, John Ruskin e William Morris.
Nella propria ricerca, Giovannoni si occupò degli aspetti costruttivi e stilistici, facendo luce su problemi di tipo architettonico e spaziale, riuscendo così ad accostarsi ad argomenti di storia dell’architettura e alle altre discipline artistiche. Un altro tema importante fu il rapporto tra il nuovo e l’antico, cioè tra storicità e contemporaneità degli edifici: in pratica propone degli adeguamenti funzionali per il nuovo e per l’antico. Ribadisce la propensione verso un “restauro filologico scientifico” che conservi sia il monumento sia l’ambiente che lo circonda, fissando dei criteri univoci.
Riassumendo egli si colloca tra la corrente archeologica, a favore di un mantenimento dello stato di fatto del monumento, e il restauro stilistico, che sostiene il ripristino di un ipotetico stato originario. Giovannoni favorisce le opere di consolidamento e di manutenzione, realizzabili attraverso l’uso di tecniche moderne, senza perdere mai di vista il rispetto per tutte le parti. Il suo metodo consiste nel prevedere gli interventi possibili del restauro: consolidamento, anastilosi, liberazione, completamento e innovazione.
Citazioni e commenti
[modifica | modifica wikitesto]Gustavo Giovannoni circa l’impostazione didattica della Scuola di Architettura di Roma:
“Non confondiamo due argomenti diversissimi, quali quelle delle tendenze stilistiche e dell’indirizzo didattico. […] il mio pensiero: bando alle mode effimere […] e ricerca di un razionalismo costruttivo, senza che questa ricerca ci faccia rompere i ponti con il passato ed interrompa il filo di una mirabile tradizione continua per la quale ancora in parte l’Italia domina il mondo. […] L’architetto deve essere anzitutto un costruttore e dalla struttura profondamente intesa devono derivare le forme: fare l’inverso con l’immaginare la composizione astratta, il prospetto vuoto […] è procedimento irrazionale, da cui il giovane non riuscirà mai più a guarire.”[6]
Il restauro è un’attività legata alla manutenzione, al recupero, al ripristino e alla conservazione delle opere d’arte, dei beni culturali, dei monumenti ed in generale dei manufatti storici, quali ad esempio un’architettura, un manoscritto, un dipinto, un oggetto, qualsiasi esso sia, al quale venga riconosciuto un particolare valore. Cesare Brandi nella sua Teoria del restauro afferma che il restauro è «il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro», aggiungendo che «si restaura solo la materia dell’opera d’arte».
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Il termine (dal latino restaurare, composto da re di nuovo e staurare con il significato di rendere solido, proveniente dal gotico stiuryan) ha nel tempo acquisito vari significati spesso in aperta contraddizione, in relazione alla cultura del periodo e al rapporto di questa con la storia, così da rendere impossibile una definizione univoca. Il significato attribuito ai termini “restauro” e “conservazione” varia notevolmente a seconda degli autori, tanto da trovarli a volte come termini di un’alternativa e a volte come intercambiabili.
Nel restauro, quindi, sono fondamentali sia le caratteristiche intrinseche dell’oggetto, sia la struttura culturale della persona che con esso si confronta. Giorgio Bonsanti col suo celebre “paradosso di Brustolon” («se una sedia si rompe, viene riparata. Se la sedia è del Brustolon, viene restaurata»)[1] evidenziava come nei confronti di una sedia che si rompe il nostro impegno e la nostra intenzione progettuale sono diversi se essa è un normale prodotto industriale coevo, oppure un’antica sedia intagliata e dorata dal celebre artista veneto del XVIII secolo. Il riconoscimento del valore di ciascun oggetto è, quindi, propedeutico all’attività del restaurare. Il soggetto che esercita tale attività viene detto comunemente “restauratore”.