Maggio 30, 2025

Gli Antoniani facevano suonare campanelli per ottenere elemosine; successivamente le campane venivano appese al collo degli animali

Gli Antoniani facevano suonare campanelli per ottenere elemosine; successivamente le campane venivano appese al collo degli animali

ANTONIO DI EGITTO (251-356), abate. Nacque a Coma, nell’Alto Egitto, e vendette ogni suo bene a vent’anni, per andare a vivere tra gli asceti del luogo. Dal 286 al 306 visse in solitudine completa in un forte abbandonato di Pispir, dove sopportò una serie di tentazioni comunemente associate alla vita di un eremita; alla fine di questo periodo abbandonò l’isolamento per far da guida ai discepoli che gli si erano riuniti intorno. Dal suo monastero si recò, nel 311, ad Alessandria per sostenere chi professava la religione cristiana durante la persecuzione di Massimino. Visse coltivando giardini e intrecciando stuoie; nel suo carattere si fondevano una severa austerità con lo slancio appassionato verso la saggezza e l’amore di Dio. Nel 335 fece ritorno ad Alessandria, questa volta per confutare la dottrina ariana. Giunse ad impressionare anche i filosofi e fu considerato in grado di operare miracoli: molti si convertirono grazie a lui. Tra le lettere che scrisse una era indirizzata all’imperatore Costantino, altre a diversi monasteri. Cassiano fa menzione di una conferenza attribuita ad Antonio mentre nelle Vitae Patrum sono riportati molti suoi detti e una regola monastica che porta il suo nome contiene una parte di elementi connessi all’insegnamento dottrinale che egli svolgeva. Nel resoconto della vita di Paolo, il primo eremita, Gerolamo descrisse un incontro con Antonio avvenuto nel deserto poco prima della morte di Paolo, durante il quale un corvo lasciò cadere un pezzo di pane. In seguito alcuni leoni scavarono una tomba per Paolo e Antonio lo seppellì dopo averlo avvolto in un mantello che Atanasio gli aveva donato. Antonio venne sepolto, come suo desiderio, in un luogo sconosciuto ma, nel 561, si trovarono le sue reliquie, che furono trasportate ad Alessandria. Molto più tardi i suoi resti vennero richiesti da Costantinopoli e La Motte, dove, nel 1100 circa, era stato fondato l’Ordine degli Ospitalieri di Sant’Antonio. Questo divenne una meta di pellegrinaggio per malati di ergotismo (chiamato fuoco di Sant’Antonio). Gli ospitalieri, che vestivano abiti neri con una croce blu a forma di T, si diffusero in gran parte dell’Europa occidentale. Erano soliti andare a cavallo e suonare campanelli per ottenere elemosine; successivamente le campane venivano appese al collo degli animali come protezione delle malattie. Per uno speciale privilegio i maiali appartenuti all’ordine potevano girare liberamente nelle strade: da ciò deriverà la più tarda iconografia di Sant’Antonio, recante l’emblema di maiali e campane.

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