FRANCIA – DIONAY / SAINT-ANTOINE-L’ABBAYE.
FRANCIA – DIONAY / SAINT-ANTOINE-L’ABBAYE.
FRANCIA – DIONAY / SAINT-ANTOINE-L’ABBAYE. Abbazia di Sant’Antonio abate
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La tradizione narra che, intorno alla fine del secolo XI, Jocelin, figlio di un conte Guglielmo (d’Albon? o di Valence?) andò in pellegrinaggio in Terra Santa e nel tornare passò da Costantinopoli dove l’Imperatore gli fece dono delle spoglie di sant’Antonio abate.
Egli le portò con sé nel Delfinato e le custodì in un villaggio nel pressi di Vienne, La Motte aux-Bois, da dove queste reliquie dal potere taumaturgico venivano riesumate per seguire i cavalieri della famiglia nelle loro spedizioni militari al fine guarirli dalle ferite di guerra.
Ci volle una rimostranza da parte di papa Gregorio VII perché i discendenti di Jocelin accettassero infine di depositare le reliquie di sant’Antonio nella chiesa di La Motte aux-Bois nel 1074.
Esse divennero oggetto di devozione popolare e di pellegrinaggio soprattutto per la guarigione dal “fuoco di sant’Antonio”. Nel 1083 Gontard, vescovo di Valence e vicario della chiesa di Vienne, con il consenso del capitolo della città, decise di affidare la chiesa di Saint-Antoine ai Benedettini dell’abbazia di Montmajour con il compito di supervisionare il pellegrinaggio che era tappa dell’itinerario verso Santiago di Compostela.
Nel 1088 i monaci benedettini dell’Abbazia di Montmajour furono autorizzati a fondare un priorato presso il villaggio e iniziarono la costruzione di una chiesa romanica. Papa Urbano II li autorizzò a depositare lì le reliquie di sant’Antonio.
La chiesa venne consacrata il 20 marzo 1119 dall’arcivescovo di Vienne, Guy de Bourgogne futuro Papa Callisto II, e il villaggio mutò nome in Motte Saint-Didier. Solo in seguito mutò nuovamente nome in Saint-Antoine-l’Abbaye.
Qui nel 1095 sorse una comunità laicale con fini ospedalieri, a seguito del voto fatto dal nobile Gastone, che aveva avuto un figlio guarito dall’ergotismo presso la chiesa di Saint-Antoine. Egli, assieme al figlio e ad altri cinque nobili del Delfinato, formarono il primo nucleo di questa confraternita laica che venne approvata da papa Urbano II nel 1095 e confermata da papa Onorio III con bolla papale nel 1218.
Nel 1297 papa Bonifacio VIII, con la bolla Ad apostolicae dignitatis, eresse in Ordine di canonici regolari l’antica compagine ospedaliera sotto la regola di S. Agostino, nacque così l’Ordine ospedaliero dei canonici regolari di S. Agostino di S. Antonio abate di Vienne, detto comunemente degli Antoniani (o Antoniti) di Vienne (nel regno di Napoli, di Vienna). Il nome evidentemente si riferiva alla città importante più vicina al luogo dove sorgeva la chiesa. Bonifacio VIII eresse il priorato in un’abbazia indipendente sottratta alla sorveglianza dei Benedettini di Montmajour e retta dagli Antoniani.
Nel 1280 iniziò la costruzione di una grande chiesa gotica, lavori che che sarebbero durati 200 anni. Nel 1337 l’edificazione riprese dopo una pausa di oltre 47 anni, grazie a un lascito del fratello Ponce Mitte che permise di completare l’abside intorno al 1342. Questo spiega il cambio di stile della chiesa, intitolata Notre-Dame de l’Hôpital.
La costruzione proseguì costantemente lungo l’intera lunghezza dell’edificio verso la facciata. I lavori delle ultime due campate della navata centrale e delle navate laterali furono eseguiti tra il 1343 e il 1362. La quarta campata della navata fu realizzata tra il 1389 e il 1417. Nel 1400 iniziò la volta della navata.
Nella chiesa furono realizzati dipinti murali. La più antica menzione di questa decorazione risale al 1383.
La chiesa fu danneggiata e saccheggiata durante le Guerre di Religione Nel 1562 furono distrutti la statuaria dei portali e il reliquiario di Sant’Antonio. L’occupazione del 1567 fu più grave per l’incendio del tetto e del campanile. La facciata fu decapitata e privata della sua cornice di archi rampanti. Le nuove incursioni avvenute nel 1580 e nel 1586 provocarono nuovi danni che resero l’abbazia inagibile.
I lavori di restauro iniziarono nel 1593 con il tetto, poi con le alte finestre nel 1605. Nel XVII secolo si cercò di decorare l’abbazia e si costruirono i nuovi edifici del convento.
Altri restauri furono intrapresi dal 1844 e per tutto il XIX secolo per riparare i danni causati durante la Rivoluzione, che furono però meno gravi di quelli provocati dalle Guerre di Religione.
Nel XVIII secolo l’Ordine Antoniano andò decadendo e perdendo prestigio tanto che nel 1774, perdute molte delle sue proprietà e rendite, il Capitolo Generale fu costretto a deliberare l’unione con l’Ordine di Malta. L’abolizione ufficiale venne con la bolla Rerum humanarum condicio emessa il 17 dicembre 1776 da papa Pio VI.
Gli Ospitalieri di Saint-Antoine-l’Abbaye vendettero gli edifici e i fondi che non erano loro necessari e affidarono alla città i tre ospedali da loro amministrati. Nel 1787, dame dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme provenienti da Tullins si stabilirono a Saint-Antoine e parteciparono allo smantellamento del patrimonio dell’abbazia che lasciarono nel 1792. Gli edifici del convento furono venduti al demanio. Il tesoro dell’abbazia fu sigillato e molte opere d’arte e dipinti furono trasportati a Grenoble. Dimenticati, si sono potuti conservare un gran numero dei suoi reliquiari compreso quello di Sant’Antonio offerto nel 1648 da Jean du Vache, ma molti dei dipinti, degli oggetti preziosi e dei libri sono andati perduti o furono venduti come l’importante collezione di reperti egizi.
L’abbazia è un vero gioiello dell’architettura gotica e colpisce per il suo portale centrale finemente cesellato. L’arco superiore del portale è occupato da venti coppie di angeli. In cima all’arco mediano siede un Cristo Salvatore del mondo circondato altre coppie di angeli. Dodici figure sedute prendono posto sull’arcata inferiore; tra esse: il patriarca Enoc, il profeta Elia, Mosè che regge le tavole della legge, il re salmista Davide che porta l’arpa, il re Salomone, una sibilla, gli apostoli Pietro e Giovanni, evidenziando così la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento.
L’interno della chiesa è maestoso (piantina).
La parte inferiore dell’abside , probabilmente l’inizio di un edificio più antico, è semicircolare, ma, dal primo piano, l’ abside è a cinque lati. La chiesa fu dotata di triforium (o triforio, una galleria sulle navate laterali).
L’abside prosegue con le due campate rettilinee del coro. Il coro è coperto da tre volte costolonate, le prime due campate hanno pianta allungata e la terza poggia su otto nervature comuni con l’abside.
L’arco trionfale è al limite tra il coro e uno stretto transetto non aggettante con due torri che dovevano caricarne le estremità, ma di cui era iniziata solo quella settentrionale. Ciascuno dei rinforzi dà accesso a due cappelle quadrate a est. Quelle del lato sud furono ampliate con la costruzione della sagrestia, nel XIV secolo, e della Cappella della Consolazione, nel XV secolo.
La navata a sette campate è fiancheggiata da navate laterali su cui si aprono cappelle quadrate.
Il coro ha un prospetto di tre piani. Il triforium al primo piano, presenta arcate binate nel coro, con colonnine e capitelli del XIII secolo, e arcate trifore nella navata; la galleria di circolazione traforante le spesse ex, al livello delle finestre superiori, doppia nell’abside, tripla nella navata, furono probabilmente rifatte nel XVII secolo.
Le volte a crociera sono quadripartite. La spinta delle volte è ripresa da contrafforti. Nella navata sono sorretti da pilastri rettangolari delimitati da semicolonne che raccolgono le ricadute degli archi trasversali e dei grandi portici.
Nel 1623, il capitolo conventuale incaricò Léonard de Vialeys, tappezziere di Aubusson, di creare una serie di dieci arazzi rappresentanti la Storia di Giuseppe, che furono collocati nel coro dove sono tuttora sono esposti.
Sia gli altari che le cappelle della chiesa testimoniano un’intensa attività religiosa e devozionale nei confronti dei numerosi santi venerati accanto alla Vergine e a sant’Antonio.
Gli affreschi coprivano un’area equivalente a quasi 2700 m² tra il XIV e il XVI secolo. Tra essi sono ancora ben conservati una Crocefissione con s. Antonio a sinistra (FOTO), un san Cristoforo, una Madonna col Bambino.
Il monumentale altare maggiore realizzato in marmo nero da Jacques Mimerel nel 1667, poi decorato con figure in bronzo, custodisce il reliquiario di Sant’Antonio abate. Menzionato già nel 1200, il reliquiario si evolse secondo le donazioni e le vicende della storia. Quello venerato nel XV secolo “d’argento, oro e pietre preziose” è scomparso e fu sostituito nel 1648 da quello (foto sotto) offerto da Jean du Vache, barone di Châteauneuf d’Albenc, decorato con placche d’argento commissionate a Jean Eynardon che illustrano episodi della vita del Santo.
Il simbolo antoniano, il Tau, si trova ovunque nella chiesa, sia scolpito (i più accessibili furono distrutti durante la Rivoluzione Francese) che su vetrate. Le chiavi di volta della chiesa abbaziale scandiscono le diverse fasi del cantiere, ricordano l’opera degli abati costruttori e riportano il simbolo del Tau.
Tra le eccezionali collezioni del complesso, i dipinti di Marc Chabry (1660-1727), allievo dello scultore Pierre Puget, sono rappresentativi delle maggiori commissioni del XVII secolo.
Chabry nel 1690 ricevette un ordine, completato nel 1696, per sei dipinti a olio su tela che illustravano episodi della Vita di Sant’Antonio per adornare il coro dell’Abbazia di Saint-Antoine. Nonostante le libertà prese dall’artista nell’esecuzione di alcune scene e il riferimento ai testi dell’Antico Testamento, questi sei dipinti di grandi dimensioni (499 x 336 cm con la cornice) costituiscono un insieme coerente in cui traspare l’opera di un artista e scultore barocco, enfatico nella composizione ed esuberante nel modellato dei corpi.
Protetti come Monumenti Storici nel 1911, i dipinti furono spostati nel 1934 e collocati nelle cappelle laterali probabilmente per uno stato di conservazione ritenuto preoccupante. Dal 2017 è in corso un importante progetto di restauro in loco che consentirà alle composizioni di tornare gradualmente nella loro posizione originale, il coro della chiesa abbaziale.
Il tesoro degli Antoniani, visibile nelle sagrestie dell’abbazia, decorate con elementi in legno di noce e quercia ungherese in stile Luigi XV, comprende reliquiari, paramenti, un Cristo in avorio e strumentazioni mediche la cui presenza è legata alle cure che gli Ospitalieri prestavano per l‘ignis sacer (o “fuoco di sant’Antonio”, malattia provocata da ingestione di segale cornuta, cioè infettata da un fungo; probabilmente in questa malattia entravano anche altre patologie come quella dovute all’herpes zoster).
L’edifico del noviziato, ricostruito tra il XVII e il XVIII secolo al posto di quello medievale, ospita oggi il Museo Dipartimentale che, su due piani, presenta la mostra permanente “Cronache di un’abbazia” affrontando tutti i capitoli della storia abbaziale attraverso stampe, sculture, dipinti e oggetti di uso quotidiano che ripercorrono la vita dell’Abbazia di Saint-Antoine dal Medioevo al XVIII secolo.
Nel Museo è esposta anche la collezione di dipinti del pittore Jean Vinay (1907-1978) donata nel 1980.
Nel Museo sono conservate alcune statue del Santo: una del XV secolo e due del XVIII.
Link:
https://en.wikipedia.org/wiki/Abbey_church_of_Saint-Antoine-l%27Abbaye
https://musees.isere.fr/page/saint-antoine-par-le-detail
https://www.les-amis-des-antonins.com/
Rilevatori: Angela Crosta e Feliciano Della Mora