Febbraio 5, 2023

Di Ersilio Teifreto. Il mio Ranverso è un luogo speciale dove con le mie emozioni ricostruisco episodi di vita Antoniana è la storia che mi ha tramandato il Maestro Mons. Italo Ruffino; Jean de Montchenu conserverà la fiducia del papato, che nel 1491 gli affida la missione di dirimere per quattro secoli la disputa tra Sant’Antonio en Viennois e l’abbazia di Montmajour in materia di reliquie di Sant’Antonio. In origine le reliquie erano state affidate ai benedettini di Montmajour per fondare un priorato a La Motte aux Bois,

Di Ersilio Teifreto. Il mio Ranverso è un luogo speciale dove con le mie emozioni ricostruisco episodi di vita Antoniana è la storia che mi ha tramandato il Maestro Mons. Italo Ruffino; Jean de Montchenu conserverà la fiducia del papato, che nel 1491 gli affida la missione di dirimere per quattro secoli la disputa tra Sant’Antonio en Viennois e l’abbazia di Montmajour in materia di reliquie di Sant’Antonio. In origine le reliquie erano state affidate ai benedettini di Montmajour per fondare un priorato a La Motte aux Bois,

Sono Ersilio Teifreto, classe 1947, nato nel Salento. Nel 1964 mi sono dovuto trasferire per motivi di lavoro, ma ancora oggi mi sento molto legato alla mia terra natia, dove torno ogni anno a gennaio in occasione della festa della Fòcara di Novoli, un falò Monumentale dedicato a Sant’Antonio Abate a cui sono devotissimo, ma il cuore e gli affetti dal 1968 sono qui in Piemonte.
Il mio Ranverso è un luogo speciale dove con le mie emozioni ricostruisco episodi di vita Antoniana. Per me Ranverso è la storia che mi ha tramandato il Maestro Mons. Italo Ruffino; voglio ricordare nella mia narrazione personaggi storici del calibro di Jean De Montchenu, Abate Commendatario dal 1470 al 1496, per il cui volere la Precettoria fu arricchita dei due portali sulla facciata della Chiesa e fu realizzato il chiostro con quattro lati. Ad inizio Novecento la Precettoria fu ristrutturata dal celebre architetto Alfredo D’Andrade. Tra i capolavori di questo artista vanno citati la progettazione del Borgo Medievale del Valentino e la ristrutturazione della Sacra di San Michele.
Il “periodo d’oro” del complesso, fatto edificare nel 1188 dal Beato Umberto III di Savoia ed affidato agli Antoniani, i “Cavalieri del fuoco sacro”, terminò nel 1776 in seguito allo scioglimento dell’Ordine, quando la Precettoria venne assegnata insieme ai suoi ampi possedimenti da Papa Pio VI all’Ordine Mauriziano, che la detiene tutt’oggi.
Ranverso, che ai tempi degli Antoniani era simile ad una fortezza, diventò pian piano un complesso rurale ed oggi, la foresteria, l’ex cimitero dei monaci e le costruzioni murarie non sono più visibili.
Il complesso fu il secondo in Europa gestito dagli Antoniani dopo l’Abbazia di Saint-Antoine-l’Abbaye, ubicata nelle terre dello suocero del Conte Umberto III di Savoia: Gerardo I, Conte di Mâcon e di Vienne. Nonostante le diverse vicissitudini, è ancora lì ed ogni pomeriggio è facile incontrarmi, spesso in compagnia di persone che sono nate e cresciute in questi luoghi, tra le quali il giornalista appassionato di storia Andrea Carnino che ha dedicato diversi articoli a questo luogo straordinario; a loro amo raccontare la vera storia del posto e le sue tradizioni. Peccato che oggi il borgo è un luogo disabitato; l’ultima famiglia nel gennaio 2021 ha abbandonato Cascina Bassa dopo 27 anni per motivi di sicurezza della costruzione. Questi autoctoni a volte ritornano, ma sono visti come intrusi. Ad un certo punto camminando nei vialetti si raggiunge la graziosa piazzetta, ma dov’è la Via Francigena? lo sapete? Oggi è chiamata Strada Antica di Francia, in passato era una via molto frequentata, trovatela se siete capaci, il masso erratico che vigila da sempre lo trovate proprio di fronte all’ingresso della Chiesa Precettoriale di Sant’Antonio Abate di Ranverso. Mentre voi cercate la Via Francigena vi presento l’antico Ospedale Antoniano Medievale dove si curavano i malati di ergotismo, il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio. Osservando i muri troverete onnipresente il simbolo Tau, quello degli Antoniani.

Jean de Montchenu conserverà la fiducia del papato, che nel 1491 gli affida la missione di dirimere per quattro secoli la disputa tra Sant’Antonio en Viennois e l’abbazia di Montmajour in materia di reliquie di Sant’Antonio. In origine le reliquie erano state affidate ai benedettini di Montmajour per fondare un priorato a La Motte aux Bois, ma vista la crescente fama del santo e l’afflusso di pellegrini nel Delfinato, poi la decisione del papa di creare l’ordine del Antonini, l’antagonismo tra le due abbazie è solo peggiorato nel tempo. Abbazia di Montmajour I benedettini rivendicando il possesso delle reliquie, sostenendo anche che sembra – ma nessuna fonte storica attendibile lo conferma – averne conservato parte, il papa mandò in missione Jean de Montchenu per cercare di dirimere la controversia. In effetti, il problema di fondo riguardava anche – e soprattutto – il? – una questione pecuniaria, il compenso che Saint Antoine en Viennois doveva pagare ogni anno ai Benedettini di Montmajour in qualità di sussidiaria. Le trattative si conclusero con una bolla papale del 31 dicembre 1495 che sopprimeva l’unione delle due abbazie, ma la questione delle reliquie sembra essere rimasta irrisolta. Rimangono ancora oggi due reliquiari, uno a Saint Antoine e un altro ad Arles presso la chiesa di Saint Trophime dove fu trasferito dopo le rovine di Montmajour… Che dire della questione dell’autenticità dell’una o dell’altra reliquia?

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