Curare il fuoco di sant’Antonio. In ogni caso per tradizione la terapia era prevalentemente fondata sull’acqua e sul vino consacrati.
Curare il fuoco di sant’Antonio. In ogni caso per tradizione la terapia era prevalentemente fondata sull’acqua e sul vino consacrati.
Secondo alcuni autori, anche se non avvalorata da documentazione, si afferma che gli Antoniani facevano uso del grasso o della carne di porco per curare il fuoco di sant’Antonio. In ogni caso per tradizione la terapia era prevalentemente fondata sull’acqua e sul vino consacrati.
Una conferma in tal senso è data dall’Antonianae Histoire (1534), riferendo: ” Sappiamo che gli ammalati di quel male tremendo furono restituiti alla salute dopo aver implorato il patrocinio del santo e dopo aver cosparso o lavato le parti del corpo ammalato con il vino nel quale erano state immerse le sacre reliquie “.
L’intossicazione, come già riferito, si manifestava mangiando pane contaminato quindi colpiva normalmente interi nuclei familiari, ma anche intere comunità, che, animati dalla fede, si mettevano in cammino alla ricerca dell’aiuto divino presso i santuari del grande Sant’Antonio Abate. Probabilmente questo spiega le porte degli ospedali e dei chiostri dell’Ordine tinteggiate di rosso, simbolo del fuoco, oppure recavano dipinte le fiamme.
In alcuni casi le conseguenti necrosi, determinate dagli effetti vasocostrittivi della tossina, diventavano presto cancrene maleodoranti e dolorose. Fra le mansioni di questi ospitalieri vi era quello di praticare le amputazioni degli arti cancrenosi, eseguita da chirurghi laici al loro servizio. Gli arti amputati delle persone scampate alla morte venivano essiccati e conservati come ex voto del sopravvissuto. A ricordarci l’inconsueta usanza un’incisione in rame del 1540 (fig. 4) eseguita dal pittore e incisore tedesco Martin Schongauer (1448-1491), conosciuto in Italia con il nome di Bel Martino o Martino d’Anversa.
Nel XV secolo i Canonici regolari agostiniani di S. Antonio di Vienne assistevano oltre 4000 pazienti in circa 370 ospedali.
L’ordine è riformato nel 1477, anno in cui erano presenti in Europa 192 precettorie generali e subalterne, nonostante ciò il Cinquecento segna una decisiva decadenza. Si tenta con una nuova riforma nel 1616, approvata nel Capitolo generale del 1618, ma intanto continua la chiusura di case. La situazione si aggrava, ulteriormente, per l’estinzione dell’epidemia di “fuoco sacro” e per gli sviluppi della riforma protestante. L’ordine si avviava all’estinzione.
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