Pier Paolo Pasolini con Carlo Levi amava Matera lui Torinese doc lasciò scritto di essere sepolto nella sua amata terra “Cristo si è fermato ad Eboli”da vergogna dell’Italia definita da Alcide de Gasperi nel 2019 sarà simbolo della Cultura Internazionale.
Pier Paolo Pasolini con Carlo Levi amava Matera lui Torinese doc lasciò scritto di essere sepolto nella sua amata terra “Cristo si è fermato ad Eboli”da vergogna dell’Italia definita da Alcide de Gasperi nel 2019 sarà simbolo della Cultura Internazionale.
2.1 Carlo Levi e la sua denuncia |
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Con la pubblicazione nel 1945 del libro di Carlo Levi comincia per Matera una nuova storia: una storia che fa di Matera e dei Sassi un monumento della civiltà contadina e un’intangibile testimonianza storico-culturale. Il testo dello scrittore e medico torinese è, però, anche la denuncia di un’impressionante, “diversa” vita. La scoperta fatta da Levi a nome di un’intera generazione di intellettuali italiani prende la fisionomia e la dimensione di uno shock, una sorta di trauma. Affidato alla sorella dello scrittore, ad un secondo narratore, dunque, e perciò tanto più oggettivo, è il racconto della sua prima visita ai Sassi: Matera appare come la scoperta di una colpa originaria, tanto più grave quanto meno ci si era resi conto della sua esistenza. |
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“…Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi, Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie… Di bambini ce n’era un’infinità… nudi o coperti di stracci… Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie. Era il tracoma. Sapevo che ce n’era quaggiù: ma vederlo così nel sudiciume e nella miseria è un’altra cosa… E le mosche si posavano sugli occhi e quelli pareva che non le sentissero… coi visini grinzosi come dei vecchi e scheletrici per la fame: i capelli pieni di pidocchi e di croste… Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi… sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste…” |
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Gli intellettuali italiani, gli italiani tutti, sapevano che Matera esisteva ma vederla così “… nel sudiciume e nella miseria, è un’altra cosa…” Il “Cristo” di Levi faceva vedere anche l’altra Matera, una Matera in cui viveva una civiltà di valori soffocata dalla miseria, valori che potevano e dovevano essere riconosciuti e conservati. Il “Cristo” di Levi diveniva simbolo di un risveglio della coscienza intellettuale italiana, uno strumento nelle mani delle forze tese ad un riscatto del sottosviluppo meridionale. |
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“Risanare” diviene quasi una parola d’ordine dopo il ’49, anno in cui Togliatti e de Gasperi, visitando i Sassi, li definiscono vergogna d’Italia. Ma “risanare” una “vergogna” avrebbe potuto diventare – ed in parte lo fu – un’altra vergogna: sradicare una civiltà contadina, alienarla alle sue radici. |
Rilevatore Ersilio Teifreto
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