Maggio 29, 2023

Restauro del Polittico di Ranverso recuperati i colori nella loro integrità con lo stesso pigmento usato dal Maestro Defendente Ferrari , lo dobbiamo a Carlo Arpesani impegnato nel 1867 nel restauro del polittico di Sant’Antonio di Ranverso, l’unica opera documentata di Defendente giunta fino a noi (Curto 1981, p. 62)

Restauro del Polittico di Ranverso recuperati i colori nella loro integrità con lo stesso pigmento usato dal Maestro Defendente Ferrari , lo dobbiamo a Carlo Arpesani impegnato nel 1867 nel restauro del polittico di Sant’Antonio di Ranverso, l’unica opera documentata di Defendente giunta fino a noi (Curto 1981, p. 62)

Recuperato nella
sua integrità. L’impiego da parte
del restauratore Carlo Arpesani nel 1867 dello stesso pigmento usato da Defendente
per la realizzazione del cielo, l’azzurrite, non più in commercio dal
XVIII secolo, induce a pensare che
ha riportato in luce l’originaria stesura pittorica delle tavole che un
restauro antico, non documentato
ma riferibile alla seconda metà del
XVI secolo, aveva pesantemente
occultato con la ridipintura del
fondo azzurro ora recuperato nella
sua integrità. L’intervento da parte del Maestro restauratore dello stesso pigmento usato da Defendente
per la realizzazione del cielo, l’azzurrite, non più in commercio dal
XVIII secolo, induce a pensare che
possa essersi trattato di un professionista con libero accesso a materiali non facilmente reperibili; un
esperto della tecnica del pittore
com’era, proprio in quegli anni,
il conservatore e restauratore della
Regia Pinacoteca di Torino Carlo
Arpesani, impegnato nel 1867 nel
restauro del polittico di Sant’Antonio di Ranverso, l’unica opera
documentata di Defendente giunta fino a noi (Curto 1981, p. 62).
Certo è interessante ricordare che
«Arpesani era il perito spesso usato
dalla Corte d’Appello di quel tempo» (Baudi di Vesme IV 1982, p.
1600), cioè negli anni in cui consigliere della stessa istituzione era
Carlo Dionisotti (Faccio 1899).
Con il passaggio al nuovo secolo,
l’Assunta di Defendente, che nel
«catalogo delle opere di merito»
dell’istituto del 1908 appare già deteriorata, è compresa in un gruppo
di dipinti affidati nel 1919, per un
intervento di manutenzione, ai fratelli Samuele, Alfredo ed Emanuele
Porta di Milano, scelti dal direttore
Federico Arborio Mella su proposta di Alessandro Baudi di Vesme
(VC, AIBA 497).

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