50 chiese nasce nel 2008
50 chiese nasce nel 2008
bambini e animali per la festa di Sant’Antonio abate E’una pratica antica, i bambini quella della benedizione degli animali.
E pure della benedizione del sale, che aggiunto alla normale alimentazione, ha il compito di tener le malattie lontane dai greggi e dalle stalle.
Un rito semplice che si ripete ogni 17 gennaio in molte località del Trentino – qui siamo a Ronchi Valsugana – e che quest’anno – anno di pandemia – assume significati diversi: più intensi.
Riti e tradizioni della cultura contadina. Quando gli animali erano fonte di sopravvivenza, patrimonio della famiglia: per il lavoro e per l’alimentazione. Non solo animali da compagnia.
Anche oggi il settore dell’allevamento (e quello caseario) sono riferimenti importanti per l’intera economia trentina. Le stalle, gli allevamenti di montagna, gli alpeggi: la cura degli animali che è anche cura del territorio, per preservare il paesaggio in quota.
Oggi è la festa di Sant’antonio abate, eremita egiziano, considerato il patrono degli animali.
Una devozione molto diffusa. Religiosità popolare,certo, ma non per questo meno significativa.
Solo in Trentino sono censite una trentina tra chiese e cappelle dedicate all’eremita: da Dambel a Borzago, da Quadra nel Bleggjo a Pergine, da Commezzadura a Noriglio, da Stravino a Sant’Antonio di Mavignola dove la festa del santo è sagra del paese che ne porta il nome.
Così come Alba di Canazei dove, nella tradizione ladina, la festa di Sant’Antonio segna l’inizio del carnevale.
La Festa di S. Antonio Abate e la benedizione degli animali sono uno dei riti più antichi delle nostre terre
Ogni anno, la prima domenica utile dopo il 17 gennaio (o il 17 gennaio stesso se cade di domenica) il Circolo Arci Nova di Acone organizza in collaborazione con la parrocchia di S. Eustachio in Acone la festa di S. Antonio Abate e la solenne benedizione degli animali.
Il programma della giornata prevede la sfilata del Corteo Storico di Pontassieve, la Messa cui segue la benedizione e poi il pranzo.
Il gesto di benedire gli animali, tradizione profondamente radicata in Italia in particolare nelle zone rurali, rivive in questa manifestazione, dando occasione di far festa e di far divertire i più piccoli con asini, cavalli, pecore, capre, oche, galline, cani, gatti.
Sant’Antonio è considerato il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio.
Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l’omonimo santo), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.