Maggio 15, 2025

la costruzione dell’Ospedale di Ranverso aveva già perso funzionalità ed importanza nel 1584, nel 1738 diventò un’Osteria

la costruzione dell’Ospedale di Ranverso aveva già perso funzionalità ed importanza nel 1584, nel 1738 diventò un’Osteria

Ranverso nei tempi dava Accoglienza ai Pellegrini , malati, ed ai poveri con i locali dell’Ospital ,poi negli anni l’Ospedale si trasforma in Osteria e continua ad accogliere ancora i pellegrini, i contadini et… oggi ancora una cambio di destinazione diventerà un Ristorante e caffetteria per accogliere i visitatori ed ancora i pellegrini di passaggio sulla via francigena che possono fare tappa anche per dormire prima di proseguire per Roma .

 

          l’Osteria di Ranverso  Bassa

Film Ranverso  Piola Osteria

 

Stadera

 

 

L’EDIFICIO DOVE SI TROVA A UN BALCONE A  IN LEGNO E PIETRA VERDE LOCALE A FIANCO  sulla dx è DIPINTA UNA MERIDIANNA SULLA  parete sn E  DIPINTA  la data 1738

L’etimologia della denominazione attuale Osteria  richiama la funzione del luogo di Ranverso un luogo importante di grande comunicazione si trova sulla Via Francigena una variante che arriva all’’Oltre Alpe era un  passaggio obbligato ma anche di commercio, qui fu costruito dai Monaci Antoniani  l’Ospedale  che dava accoglienza  ai pellegrini, viandanti . ai poveri ed agli ammalati del fuoco di Sant’Antonio he è appunto quella dell’ospitalità.

Sur una vecchia insegna che pendeva sopra l’uscio sul sentiero sterrato  era  visibile su un cartello aera scritto: Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a modo suo, non chiamava quella taverna, osteria  che col nome Piola della notte”.Antoniana

  1. Le osterie sorsero, come punti di ristoro, nei luoghi di passaggio o in quelli di commercio che nella fattispecie sono strade, incroci, piazze e mercati. Ben presto divennero anche luoghi d’incontro e di ritrovo, di relazioni sociali. Gli edifici, spesso poveri e dimessi, assumevano importanza in base al luogo dove sorgevano e alla vita che vi si alimentava. Il vino era l’elemento immancabile intorno al quale tutti gli altri facoltativi giravano: il cibo, le camere da letto, la prostituzione.

 

 

Come detto la Cascina dell’Ospedaletto sorge nel sito occupato anticamente dall’Ospedaleper la cura dei malati di ergotismo (vedi scheda guida), di cui conserva ed ingloba alcune parti. La struttura ospedaliera è strettamente collegata all’attività degli Antoniani, quindi un edificio adatto a tale scopo dovette esistere fin dai primissimi anni del loro insediamento a Ranverso. Tuttavia resti oggi visibili, la facciata di ingresso sulla Strada di Francia e le due aperture con cornice in cotoo sulla fronte verso la corte della casa, si possono far risalire al secolo XV, anzi sulla base di strette analogie fra la prima con la facciata del pronao, al periodo dell’abate Giovanni di Montchenu, quindi dopo 11 1470 (Bertea 1923). Allo stato attuale, è presochè impossibile stabi- del tutto rilievi del terreno che 1 e prospezioni lirel’estensione e la pianta dell’Ospedale, mancando della corte. Di certo sappiamo l’edificio doveva aver già perso funzionalità ed importanza nel 1584 a causa della scomparsa dell’ergotismo allo stato endemico, tanto da risultare quasi in abbandono (Visita Peruzzi, AAT) Ladata 1738, dipinta sulla facciata della casa indica probabilmente, una riedificazione della fabbrica, che tuttavia non era già più utilizzata come ospedale, ma come osteria, (ASOM X1, m.15, n.435). E’ questa anche la destinazione d’uso presentata dai testimoniali del 1777 (ASOM R, m.1, n.7) che ricordano come con ingresso dalla Strada di Francia attraverso la facciata dell’ospedale si accedesse ad uno spazio cintato con di fronte una fabbrica su due piani ed un granaio nel sottotetto, con tre camere per piano, mena sinistra entrando vi era una piccola stalla con a lato verso il muro un porcile. Occorre ricordare come il territorio si presentava in modo dissimile, in quanto non esisteva l’attuale via S.Antonio, ma la cinta proseguiva lungo la Strada di Francia fino al vertice del giardinetto sul fianco della chiesa, ove vi era il cimitero, per poi svoltare verso nord longo quella che è la strada Rosta (vedi planimetria del 1809 in scheda guida). Conservò questa destinazione d’uso anche dopo l’acquisizione da parte del1’Ordine Mauriziano (ASOM R, m.5 n.163) e presumibilmente fino al 1835 quando venne aperta la nuova strada per SUsa, attuale Statale

^ “Le osterie del sobborgo Saint-Antoine, più volte da noi descritte, hanno una notorietà storica. Nei tempi torbidi, c’è lì più ebbrezza di parole che di vino; vi circola, per così dire, uno spirito profetico, un effluvio di avvenire, che infiamma i cuori e ingrandisce le anime”.[….] “Il sobborgo Saint-Antoine è un serbatoio di popolo; lo scuotimento rivoluzionario vi fa delle fessure, da cui scorre la sovranità popolare” (parte IV, libro I, cap.

L’osteria, fino alla metà del Novecento, era un tipico luogo di ritrovo serale popolare delle persone di sesso maschile; luogo di incontro e di socializzazione ha costituito per lungo tempo, uno dei pochi momenti di incontro e di scambio d’idee, in aggiunta alla chiesa e alla piazza.

Dal dopoguerra ad oggi la frequentazione di questi locali è venuta sempre meno; dal primo decennio del 2000 però si è visto un rifiorire di questi locali che stanno recuperando la loro funzione di luogo di recupero della tradizione ristorativa locale.

Il gestore dell’osteria si chiama oste o, se donna, ostessa; tipicamente, quando si mangia, i piatti vengono presentati a voce o sono riportati su una lavagna.

 

 

Il termine “osteria” viene dall’antico francese osteostesse (secoli XII e XIII), che a sua volta deriva dal latino hospite(m).[1] Una delle prime attestazioni del termine hostaria si trova nei capitolari della magistratura dei Signori della Notte, che, come suggerito dal nome, vegliava sulla tranquillità notturna della Venezia del XIII secolo. Locali simili alle osterie esistevano già nell’antica Roma chiamati oenopolia o tabernae vinariae, mentre nei thermopolia o, meglio, popinae o cauponae (se di superiore qualità), si servivano anche cibi e bevande caldi,

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