Aprile 16, 2021

Regola dei canonici

Regola dei canonici


La cospicua tenuta del monastero certosino, chiamata Panzone, già più volte menzionata, procacciò a quel cenobio non pochi attriti colT abbazia di S. Giusto, come ebbi occasione di scrivere (1). In prossimità di quel pos- sedimento trovavansi alcune terre spettanti alla casa monastica di S. Antonio di Ranverso dei monaci spedalieri Antoniani. Quest’ordine religioso venne fondato Tanno 1095 a Vienna nel Delfinato, ove risiedeva il Gran Maestro, sostituito da un abbate nelTanno 1297 allorché gli ospedalieri Antoniani fu- rono sottoposti alla regola dei canonici regolari Agostiniani. Un’ iscrizione riferita nelle « Illustrazioni al Pedemontium sacrum » del Meyranesio (2) attribuisce la fondazione del monastero di Ranverso al conte di Savoia Umberto II; questa epigrafe è scritta sul muro nelT atrio della chiesa ed è la seguente : « Munificenza Umberti II nec non coeterorum Sa- € baudiae Ducum fundata est et locupletata haec Domus sancti Antonii ». Umberto II avendo regnato dal 1080 al 1103, la fondazione dovrebbe collo- carsi tra il 1095, epoca in cui cominciò Tordine degli Antoniani, ed il 1103. Invece un erudito ed autorevole scrittore, Gustavo Vallier di Grenoble, di- ligente raccoglitore di memorie storiche appartenenti al Delfinato, afferma che la fondazione di S. Antonio di Ranverso ebbe luogo Tanno 1156 (3). Tra queste due sentenze inclinerei a dare la preferenza alla seconda, che le cognizioni possedute dal suo autore rendono maggiormente credibile. Questo monastero teneva il secondo luogo in ordine d’ anzianità nella religione Antoniana, e veniva classificato fra le commende (commanderies) generali, avendo a sé soggette 25 commende particolari o priorati (4). Nei pochi documenti del cartario certosino relativi al monastero di Ranverso (1) Vedi sopra al cap. V di questa prima parte. (2) Moti . Hist. Patr. Script ., IV, col. 1627. (3) Armorial des Grands-Maìtres et des Abbès de Saint Antoine de Viennois par Gustave Vallier. Marseille, Barlatier-Feissat, 1SS5; pag. 7 (Biblioteca Reale di Torino). (4) Armorial , 1 . c. 166 Digitized by LjOoq le notizie d* alcune certose del Piemonte 22 7 esso è qualificato di « Precettoria » ed il suo superiore prendeva il nome di precettore (i). A Torino i frati di S. Antonio uffiziarono V antica chiesa di S. Dal- mazzo, loro conceduta nel 1271 dal vescovo Goffredo; il superiore della comunità religiosa Antoniana addetta a quella chiesa aveva il titolo di pre- posto. Nell’anno 1450 reggeva quella carica Giovanni dei marchesi di Ro- magnano, passato poi a governare col titolo di precettore la casa di Ran- verso (2). Gli Antoniani cedettero il posto ai Barnabiti nel governo della chiesa di S. Dalmazzo l’anno 1608, erigendosi un nuovo monastero con chiesa annessa nell’allora borgo Po, oggi ultimo isolato di via Po a sinistra di chi scende verso il fiume : questa chiesa col monastero furono destinati ad altri usi nel principio del presente secolo. Alcuni documenti dell’archivio certosino danno notizie di S. Antonio di Ranverso nei suoi rapporti coll’abbazia di S. Giusto e col monastero cer- tosino di Banda (3). L’abbate susino, come signore sovrano della castellata di S. Mauro d’Almese, riscuoteva le decime sui prodotti delle terre che ne dipendevano. Nel capo V precedente cadde più volte il discorso sulle que- stioni che l’esercizio di quel diritto suscitò tra i monasteri di S. Giusto e di Montebenedetto. Non altrimenti si passarono le cose tra il cenobio susino e la casa ospitaliera di Ranverso. Fin verso la metà del XV secolo sembra che gli Antoniani non opponessero difficoltà all’ esazione delle decime da parte dei castellani di S. Mauro. Venuto un po’ prima del 1465 a reggere la Precettoria di S. Antonio quel Giovanni di Romagnano di cui feci men- zione poco fa, egli, appoggiato a non so qual motivo, oppose un rifiuto ai collettori che a nome dell’abbate susino domandavano le decime consuete. Ne nacque una lite della quale esistono gli atti nel cartario della certosa. (1) Fra i monumenti medioevali del Piemonte tiene un posto dei più distinti la chiesa di S. Antonio annessa al monastero di Ranverso, della quale esiste una dotta monografia negli Atti della Società d’ Archeologia per la provincia di Torino; voi. I, pag. 1 19 e seguenti. (Vedi anche ivi pag. 229, e voi. II, pag. 268). Il chiostro dell’antico convento è assai vasto e grandioso, riedificato od almeno ridotto a stile moderno nello scorso secolo, a quanto suppongo. Il visitatore vi trova tuttavia una particolarità degna d’attenzione : sulle pareti interne di quel chiostro sono disposti in lunga fila i nomi e gli stemmi dei gran maestri e degli abbati che governavano da Vienna in Delfìnato l’intiero ordine Antoniano. I nomi e stemmi dei quali discorro furono copiati una prima volta dal padre Placido Bacco da Giaveno, cappuccino ; un esemplare del suo lavoro è depositato all’archivio dell’Or- dine Mauriziano a Torino (casella 8, S. Antonio di Ranverso, mazzo 1), col titolo « Stemmi « dei precettori o maestri generali e degli Abbati commendatari delPÓrdine Antoniano di « Sant’Antonio di Vienna e di Ranverso stati di tempo in tempo dipinti a fresco in un cor- « ridoio dell’ex monastero di Sant’Antonio di Ranverso, rilevati negli anni 1866-67 da un € capuccino del convento d’Avigliana ». L’esimio scrittore di memorie archeologiche e sfragistiche poc’anzi citato, Gustavo Vallier, rilevò anch’egli i nomi e gli stemmi rappresentati sulle pareti del monastero di Ranverso ove passò alcuni giorni l’anno 1872. Rese conto del suo lavoro nel citato opuscolo Armorial des Grands Maitres , ecc. t correggendo alcune inesattezze sfuggite allo studioso capuccino. Si occupò anche di quelle iscrizioni e di quei dipinti l’autore delle Illustrazioni al Pede- montìum sacrimi, immaginando di vedervi descritta la serie dei precettori di Ranverso. (2) Vedi alla pag. 50 in nota. (3) Inserisco qui di passaggio il nome d’un precettore di S. Antonio di Ranverso il quale reggeva quel monastero l’anno 1293. Egli chiamavasi Bernardo, ed assieme al priore di S. Maria d’Avigliana Giovanni Zostra ed altri ancora, fu chiamato a definire in qualità di arbitro una questione tra Montebenedetto e certi Capra di Rivoli per questioni di confini tra le rispettive proprietà {Regolari ecc., ser. I, voi. 4, quint. 4, pag. 393).

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